Sempre più spesso si sente parlare di dichiarazioni e fondi ESG, magari in discussioni che parlano anche di fondi SRI, senza specificare troppo le differenze tra i due percorsi di investimento, accomunati da una spiccata attitudine sostenibile.
I risparmiatori, soprattutto under40, guardano con interesse alle realtà che offrono maggiori garanzie di responsabilità sociale e prediligono investimenti che non trascurino ambiente, sicurezza e diritti umani. Ecco dunque che sono nati strumenti ad hoc capaci di ottenere ottimi riscontri.
I fondi ESG sono fondi di investimento che indirizzano le proprie attività verso aziende che dimostrano particolare attenzione per il rispetto dell’ambiente (Environment), dei diritti umani (Social) ed evidenziano scelte gestionali eque e trasparenti (Governance), pur puntando alla massimizzazione dei profitti.
La crescente richiesta di strumenti finanziari capaci di portare profitto, ma con un occhio di riguardo per la sostenibilità, ha portato alla creazione di questi fondi, che scelgono di investire in realtà che rispettano i fattori ESG.
L'impatto ambientale si misura sulle emissioni di CO2, la gestione dell’energia e delle acque, l’utilizzo delle risorse naturali come legno e aree verdi, la produzione e lo smaltimento di rifiuti. L’impatto sociale si misura con il rispetto dei diritti umani, la sensibilità per le politiche di genere, il rispetto di standard lavorativi concordati e il benessere garantito all’interno e all’esterno dall’azienda. La qualità della gestione dell’impresa valuta infine i comportamenti del management, il rispetto della deontologia professionale, l’indipendenza del CDA, la certificazione di bilancio e altre buone pratiche.
L’utilizzo di questi criteri è fondamentale per la creazione di un fondo ESG, che viceversa non si può definire tale. Unire responsabilità, sostenibilità e profitto è possibile, con i fondi ESG.
Diversi sono invece gli SRI, ovvero i Social Responsible Investments, investimenti socialmente responsabili che scelgono le imprese su cui puntare i propri risparmi cercando di rispettare (e rispecchiare) i principi dell’investitore.
In questa tipologia di fondo o portafoglio azionario, l’etica ha un peso ancora maggiore: se il fine resta la generazione di profitti e performance positive, le categorie morali diventano stringenti e dirimenti. I rendimenti del portafoglio dell’investitore devono dunque seguire all’impatto positivo dell’attività delle aziende prescelte, non viceversa.
Non basta contenere emissioni, offrire trasparenza e garantire i diritti dei lavoratori: serve impegnarsi per migliorare attivamente la condizione attuale.
Soddisfare il desiderio di investire in modo responsabile ed eticamente accettabile diventa possibile con questi strumenti: pur essendo simili, i fondi ESG e i fondi SRI si differenziano per le premesse: i primi considerano il potenziale delle realtà coinvolte (qualità, rischi, azioni programmate ecc.) per ottimizzare l’analisi finanziaria, i secondi antepongono i driver etici valutando le azioni proattive già in atto e scegliendo generalmente imprese dal pedigree inappuntabile.
Le aziende che dispongono della dichiarazione ESG possono più facilmente diventare oggetto (e beneficiarie) di investimenti di questo tipo, dando non solo un’immagine responsabile, trasparente e attenta delle proprie attività, ma contribuendo ad alimentare la finanza pulita e generare profitti in modo sostenibile.
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